Nuovi corsi di Licenza 2024/2025

La Licenza in Sacra Teologia della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna è la laurea di II livello degli studi teologici che ha come scopo immediato quello di offrire una vasta gamma di approfondimenti nei tre ambiti di ricerca teologica attivi all’interno della nostra Facoltà: l’ambito della Teologia dell’Evangelizzazione, quello della Storia della Teologia e l’ambito della Teologia Sistematica. Ciascuno secondo la propria peculiarità e grazie all’impegno quasi ventennale di una comunità accademica aperta alle più diverse collaborazioni, i tre percorsi dell’unica Licenza in Sacra Teologia si prefiggono di fornire una serie di competenze utili non solo per una formazione che possa condurre all’insegnamento delle discipline teologiche, ma anche per valorizzare l’impegno nella programmazione e nell’esperienza pastorale e, così pure, per arricchire quei profili professionali che debbono confrontarsi con la complessità del fenomeno religioso nella nostra società.

Il corso di Licenza è quindi un percorso di specializzazione di durata biennale in cui si alternano corsi comuni erogati dai tre Dipartimenti della Facoltà (Dipartimento di Teologia dell’Evangelizzazione, Dipartimento di Storia della Teologia e Dipartimento di Teologia Sistematica) e corsi caratterizzanti i tre indirizzi di approfondimento. Per maggiori informazioni si veda questa pagina del sito.

 

 

Modulo di immatricolazione

CORSI COMUNI

«Unus de Trinitate passus est». Il coinvolgimento della Trinità nella passione di Cristo

«Unus de Trinitate passus est». Il coinvolgimento della Trinità nella passione di Cristo

prof. Michele Roberto PARI

Il corso, di cristologia trinitaria, intende investigare il ruolo che ha avuto la Trinità nell’evento della passione di Cristo, in particolare il coinvolgimento, nei diversi livelli, delle tre divine persone in tale evento così centrale per il cristianesimo e per la salvezza dell’uomo. Questa tematica, che va a toccare i due misteri fondamentali della fede cristiana – la Trinità e la redenzione –, è già presente nella Sacra Scrittura, e viene poi ripresa e dibattuta all’epoca dei Padri della Chiesa e nella Scolastica, ma è soprattutto nell’epoca contemporanea che ha interessato i teologi, che hanno prodotto importanti ma a volte problematiche riflessioni in proposito, ad esempio sull’abbandono del Figlio da parte del Padre, sulla sofferenza di Dio e sulla presenza di Dio nel dolore dell’uomo. Il corso si propone quindi di presentare, anche mediante la lettura dei testi dei principali autori, e discutere le proposte teologiche che nelle varie epoche sono state elaborate per illustrare il coinvolgimento della Trinità nella passione di Cristo.

L’evoluzione moderna della nozione teologica di norma morale

L’evoluzione moderna della nozione teologica di norma morale

prof. Fausto ARICI

La nozione di norma morale è una nozione pienamente teologica. E come ogni nozione teologica non può essere tematizzata come a sé stante e a prescindere dal suo evolversi storico. In questo senso, parlare di norma morale come categoria della riflessione teologica significa fare ovvio riferimento a una composita costellazione di concetti e di nozioni teologiche, anche se apparentemente distanti dal più immediato significato giuridico-morale, e significa al contempo volgere il nostro sguardo al suo configurarsi e al suo ridefinirsi nel contesto storico di un lungo dibattito fra le diverse scuole teologiche e al suo recepimento, non sempre lineare, nelle pratiche del vivere cristiano. Dopo quindi un tentativo di problematizzazione del suo percorso storico, il corso intende soffermarsi sulla moderna evoluzione precettistica dell’accezione teologica di norma morale e sullo sforzo con cui la riflessione successiva al Concilio Vaticano II tenta di riconsiderarne il profilo e la sua ricezione nell’insegnamento della Chiesa.

"La parola di Dio cresceva e si diffondeva" (At 12,24). Evangelizzazione e persecuzione in At 1-12

prof. Enrico  CASADEI

Nel racconto di Atti, l’annuncio da parte dei testimoni del Risorto incontra insistentemente ostilità e persecuzione da parte delle autorità; ciononostante, e, paradossalmente, anche a seguito della persecuzione, la Parola di Dio e il numero dei cristiani continuano a crescere e ad espandersi pure da un punto di vista geografico, secondo quanto preannunciato dal Risorto stesso all’inizio del libro (1,8). Il corso, valendosi dell’approccio narrativo, intende mostrare in che modo l’autore articola il tema dell’evangelizzazione e della testimonianza con quello della persecuzione, e attraverso quali mezzi mira a convincere il suo lettore che lo sviluppo dell’evangelizzazione, narrato nel libro, risponde integralmente al piano e al volere di Dio. L’analisi si concentrerà sui cc. 1-12, nei quali la comunità di Gerusalemme e la figura dell’apostolo Pietro mantengono un ruolo preminente, prima che la narrazione si volga ai viaggi e alla testimonianza dell’apostolo Paolo. Si tratta di una sezione che, da un lato, permette di vedere l’inizio dell’azione evangelizzatrice degli apostoli e la genesi della persecuzione nei loro confronti, e, dall’altro, è sufficientemente ampia per cogliere le linee fondamentali della strategia narrativa e del pensiero lucano sull’argomento in questione.

La dimensione profetica della teologia pubblica

La dimensione profetica della teologia pubblica

prof. Paolo BOSCHINI

Il corso sviluppa ulteriormente la ricerca docente sullo statuto epistemologico della teologia pubblica (cf. RTE n.53, pp.7-33). A partire dal concetto biblico di kairós e confrontandolo con gli oracoli del mondo greco, si individuano differenti tipologie di profezia teologica e antropologica presenti nel mondo europeo odierno. Quindi, si analizza il loro influsso sul magistero cattolico e sulla teologia cristiana recenti, prendendo in esame – come caso di studio – il carattere pubblico e profetico dell’ecoteologia. Il corso si conclude con tre riflessioni teoretiche fondamentali sul ruolo che, entro l’odierno contesto culturale ultrasecolarizzato, svolgono nella teologia pubblica: 1) il tempo e lo spazio; 2) lo stile profetico; 3) il linguaggio.

Creazione e salvezza nell’Antico Testamento

Creazione e salvezza nell’Antico Testamento

prof. Marco SETTEMBRINI

Il corso mette a fuoco i testi maggiori che nel Pentateuco raccontano la creazione di Dio e il suo intervento salvifico nella storia. Attorno a Genesi 1-2 ed Esodo 14-15 si esploreranno in tal modo i tratti costitutivi delle diverse concezioni di “creazione” testimoniate nell’Antico Testamento, nonché il linguaggio teologico caratteristico delle narrazioni di “salvezza”. Da un lato si apprezzeranno gli apporti attinti dalle antiche culture vicino-orientali, dall’altro si valorizzerà la persuasione di Israele di vivere grazie al Signore che “parla”, ossia in virtù dei suoi precetti, dei suoi oracoli, della sua sapienza, e per la presenza dei suoi intermediari. Riconoscendo come le fasi di composizione, redazione, trasmissione e recezione dei passi biblici si sovrappongano per offrire al lettore un libro che, ultimamente, vuole ispirare il presente della comunità dei fedeli, ci si interrogherà sulla portata odierna dei testi indagati all’interno del canone biblico.

La Chiesa in un mondo in relazione. Una lettura analitico-processuale

La Chiesa in un mondo in relazione. Una lettura analitico-processuale

prof. Massimo NARDELLO

Il corso propone un’ecclesiologia di comunione che prende le mosse dalla vocazione creaturale degli umani alla relazione, nella linea suggerita da J.-M. R. Tillard. Dopo la presentazione del pensiero di questo autore e della sua differenza rispetto a quello di J. Zizioulas, si svilupperà un fondamento sistematico dell’ecclesiologia servendosi sia dell’approccio processuale formalizzato da A.N. Whitehead e J. Bracken, del quale si difenderà anche la coerenza teoretica, sia della teologia analitica di K. Hector. Il corso si concluderà con la proposta di alcune linee di ecclesiologia pubblica.

CORSI CARATTERIZZANTI: Storia della Teologia

Il commento ai Salmi di Didimo il Cieco

Il commento ai Salmi di Didimo il Cieco

prof. Giuseppe SCIMÈ

Il corso intende studiare metodi e contenuti dell’esegesi veterotestamentaria di Didimo in rapporto al maestro Origene e ai contemporanei Atanasio di Alessandria, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo. Inoltre si vuole verificare l’influsso di Didimo su quanti lo hanno frequentato di persona, soprattutto Evagrio Pontico, Girolamo e Rufino. Si cerca infine di verificare quanto il Salterio, universalmente considerato nell’antichità cristiana il libro della preghiera cristiana e monastica, abbia plasmato la mentalità teologica e la sensibilità spirituale ed ecclesiale di Didimo. Si desidera così constatare la complessità del lavoro teologico degli antichi esegeti della Scuola alessandrina e coglierne alcune intuizioni sul piano ascetico e spirituale.

Monachesimo delle origini in Oriente e Occidente: la Vita di Antonio e la Vita di Martino

Monachesimo delle origini in Oriente e Occidente: la Vita di Antonio e la Vita di Martino

prof. Fabio RUGGIERO

Il corso si propone di indagare la dimensione monastico-ascetica delle origini cristiane (I-III secolo) e di esaminare il fenomeno monastico nei testi fondativi (IV-V secolo): per l’Oriente, la Vita di Antonio scritta da Atanasio d’Alessandria e i suoi detti, per l’Occidente, la Vita di Martino e altri scritti martiniani di Sulpicio Severo. Obiettivo del corso è fornire un inquadramento preciso del monachesimo antico attraverso alcune fonti primarie. In modo seminariale, si leggeranno insieme testi significativi di questa esperienza cristiana decisiva per l’intera storia della Chiesa.

Il commentario di san Girolamo all’Ecclesiaste: esegesi e storia delle fonti

Il commentario di san Girolamo all’Ecclesiaste: esegesi e storia delle fonti

prof. Sincero MANTELLI

Dopo un’introduzione generale all’esegesi patristica e al rapporto fra Girolamo e Origene, si analiz-zerà l’evoluzione della tecnica esegetica geronimiana in relazione al Commentario all’Ecclesiaste (CPL 583). Questo commento biblico, composto verso il 389, è il primo lavoro ese-getico di Girolamo su un intero libro veterotestamentario. Egli stesso nella Praefatio afferma di non aver «seguito l’autorità di nessuno, ma traducendo dall’ebraico» di essersi «adattato il più possibile al testo abitualmente utilizzato dai Settanta traduttori, per lo meno in quei passi in cui non differi-vano molto dall’ebraico». Possiamo leggere fra le righe di questo testo il formarsi della figura auto-noma di Girolamo come esegeta, che, poggiandosi sulla fedeltà al testo ebraico, assume una posi-zione critica verso quelli che erano stati i fondamenti della sua iniziazione al testo sacro, cioè le ver-sioni greche e Origene (anche se nel testo citato non viene esplicitamente menzionato). Se nel pro-logo al commento all’Ecclesiaste Girolamo afferma di non aver seguito l’autorità di nessuno, in realtà dipende profondamente da Origene, come egli stesso ammette nell’ep. 84, 2. La nostra inda-gine intende far emergere le fonti utilizzate dal monaco di Betlemme per approntare la sua esegesi, che risulterà – come in altre composizioni geronimiane – un’opera eclettica, prevalentemente ispira-ta a Origene. Il testo del Qoelet, poi, con il suo tono ammonitore permette a Girolamo un’interpretazione moralmente utile senza staccarsi dalla lettera: potremo osservare la custodia co-stante dei due livelli interpretativi nel corso dell’intero commentario, ponendo in luce che il piano spirituale si riferisce sia al singolo individuo che alla Chiesa.

L’«Ordo Missae»: dal Sacramentario gregoriano (VI sec.) al Vaticano II e oltre

L’«Ordo Missae»: dal Sacramentario gregoriano (VI sec.) al Vaticano II e oltre

prof. Davide RIGHI

A partire dal Sacramentario Gregoriano che contiene una prima formulazione essenziale dell’ordo missæ, si leggeranno i documenti dei liturgisti medievali dove si vanno a sollevare diversi aspetti celebrativi che però ne vanno in qualche modo ad alterare gli equilibri: Amalario di Metz (IX sec.), Bernoldo di Costanza (XI sec.), il Messale della curia Romana (XIII sec.), l’opera di Giovanni Burcardo agli inizi del XVI sec., il Messale di Pio V (1570) e la revisione dello stesso e delle sue rubriche avviata prima del Vaticano II e confluita nel Messale di Giovanni XXIII (1963), il Messale di Paolo VI (1970).

Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. Le tradizioni religiose non cristiane

Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. Le tradizioni religiose non cristiane

prof. Davide RIGHI

La questione dell’unicità di Dio nel dialogo islamo-cristiano tra VIII e XV sec.
Il corso si propone di far conoscere tramite la lettura e l’analisi di una silloge di passi dei maggiori autori della letteratura araba cristiana a partire da Timoteo I (VIII sec.), poi Teodoro Abū Qurrah e Abramo di Tiberiade (IX sec.), Yaḥyā ibn ʿAdī (X sec.), Elia di Nisibi (XI sec.), al-Muʾtaman ibn al-ʿAssāl (XIII sec.), ʿAbdisho bar Berīkā (m. 1318), Daniyāl ibn al-Ḥaṭṭāb al-Mardīnī (XV sec.). Si leggeranno i passi esaminandone i contesti, gli interlocutori, l’occasione e la peculiare creatività e novità nell’elaborazione del dogma trinitario nella difesa della fede cristiana nel “Dio uno”.

Genesi e diffusione della Vulgata

Genesi e diffusione della Vulgata

prof. Francesco PIERI

Il corso si propone di illustrare i criteri di fondo che ispirarono la realizzazione della Bibbia Vulgata, i fattori e circostanze della sua diffusione, fino alla sua affermazione come versione biblica per eccellenza dell’Occidente latino. Si presterà attenzione alla “canonizzazione” della Vulgata al Concilio di Trento e all’impresa della Neo-Vulgata nel sec. XX.

CORSI CARATTERIZZANTI: Teologia dell'Evangelizzazione

Dire la salvezza. L’impatto comunicativo di alcune metafore soteriologiche nelle lettere di Paolo

Dire la salvezza. L’impatto comunicativo di alcune metafore soteriologiche nelle lettere di Paolo

prof. Mirko MONTAGUTI

L’evangelo di Paolo – è noto – consiste essenzialmente nell’annuncio fondamentale della morte e risurrezione di Cristo, il cui contenuto salvifico viene spesso espresso attraverso l’uso di metafore di diversa natura che successivamente sono diventate parte integrante del linguaggio soteriologico cristiano. Si tratta di «metafore di liberazione, giustificazione, adozione, espiazione, redenzione, novità di vita, riconciliazione ecc. Vi sono molte e differenti metafore» (J. Barclay), provenienti da ambiti di vita differenziati (sociale, giuridico, famigliare, cultuale…).
Il corso si propone di approfondire l’uso di queste metafore nelle lettere proto-paoline, indagandone non solo il contesto di provenienza (alla luce della ricerca attuale sul background sociale e culturale del primo cristianesimo) ma anche la portata comunicativa e retorica.

Teologia dell’Evangelizzazione: quarant’anni di riflessione nel contesto emiliano-romagnolo

Teologia dell’Evangelizzazione: quarant’anni di riflessione nel contesto emiliano-romagnolo

prof. Federico BADIALI

Il corso si propone di presentare le linee fondamentali della Teologia dell’Evangelizzazione (TE), mettendo a frutto la riflessione e il dibattito condotti a Bologna attorno a questa disciplina da oltre quarant’anni. Il percorso metterà in luce le diverse anime della TE: la sua vicinanza alla teologia fondamentale, per la sua propensione al dialogo con le scienze antropologiche e la cultura contemporanea; la sua vocazione sistematica, che la colloca nel punto di intersezione tra la Trinitaria e l’Ecclesiologia; il suo profilo testimoniale, che, da una parte, la assimila alla teologia spirituale, e, dall’altra, la rende attenta alle implicazioni sociali dell’annuncio; il suo radicamento nelle Scritture, intese come nucleo fondante della fede cristiana, sempre in grado di aprire nuove prospettive alla vita e alla missione della Chiesa. Proprio a motivo della poliedricità della TE, nel corso interverranno più voci: quella del filosofo, del sistematico, del teologo spirituale, del moralista e del biblista.

Intelligenza della fede e intelligenza artificiale

Intelligenza della fede e intelligenza artificiale

prof. Valentino MARALDI

Il corso intende dare voce alla Teologia all’interno delle molteplici questioni e sfide suscitate dagli sviluppi dell’IA. Una prima parte sarà dedicata alla comprensione di cosa sia l’IA e a una panoramica dei suoi campi di applicazione, cercando di comprendere se e in che senso si possa parlare di acchine “intelligenti”. La seconda parte proporrà un percorso specificamente teologico raccogliendo gli interrogativi antropologici derivanti dalla IA, riguardanti in particolare la nozione di persona nel suo carattere relazionale, la concezione di vita nella sua costitutiva dimensione corporea e non da ultimo la speranza in un compimento escatologico dell’essere umano. La terza parte evidenzierà il legame tra la riflessione antropologica e la cosiddetta “algoretica”. Si considereranno le esigenze di un “umanesimo digitale” e il significato rivestito dai tentativi di governance e di regolamentazione dell’IA, in particolare dalla Rome all for AI Ethics.

Il Vaticano II e la questione religiosa. Nodi teologici in NA, DH e UR (Seminario)

Il Vaticano II e la questione religiosa. Nodi teologici in NA, DH e UR (Seminario)

prof. Pier Luigi CABRI

Il corso intende presentare e approfondire in forma seminariale tre documenti conciliari poco conosciuti dagli studenti ma fondamentali per un corretto approccio teologico al tema religioso, al rapporto tra le religioni e tra le Chiese cristiane. Si tratta di documenti abbastanza brevi, pertanto si procederà ad analizzarli in modo puntuale, per fare emergere i temi, le svolte, i punti fermi e le linee guida validi ancora oggi. Tra gli argomenti che verranno approfonditi: la libertà religiosa e i suoi fondamenti, il rapporto tra cristianesimo, ebraismo e islam, il movimento ecumenico, il dialogo e la fraternità come condizioni prime di incontro e di relazione autentici.

L'agire testimoniale: teologia spirituale dell'Evangelizzazione

L'agire testimoniale: teologia spirituale dell'Evangelizzazione

prof. Luciano LUPPI

Il corso esprime l’esigenza della teologia di studiare l’evento della comunicazione della fede come incontro tra Parola e libertà nella storia sotto l’azione dello Spirito, mettendone in luce alcuni nodi teologici fondamentali, in particolare la struttura testimoniale della rivelazione in correlazione con la natura costitutivamente fiduciale della coscienza umana.

Popoli fratelli: una valutazione del magistero e proposte concrete per superare guerre e violenza e il paradigma del capro espiatorio verso la fratellanza nel mondo

Popoli fratelli: una valutazione del magistero e proposte concrete per superare guerre e violenza e il paradigma del capro espiatorio verso la fratellanza nel mondo

prof. Matteo PRODI

Il corso ha come obiettivo la valutazione pratica del principio di fraternità come orizzonte concreto del superamento di guerre e violenze per costruire una pace sostenibile. Le parti del corso saranno scandite dai verbi vedere, giudicare, agire. Nella prima parte (vedere) si cercherà di comprendere la situazione del mondo riguardo a pace, guerre e violenze. Nella seconda (giudicare) si dedicherà a ricercare paradigmi alternativi rispetto alla gestione dei conflitti, partendo da qualche pagina della Scrittura e arrivando al magistero della Chiesa, considerando in particolare il Concilio Vaticano II e i pontefici da Giovanni XXIII a Francesco. Si cercherà altresì di capire come il paradigma del capro espiatorio possa aiutare a comprendere situazioni di violenza tra popoli. Nell’agire si valuteranno possibili scelte concrete per costruire popoli in giustizia, pace e fraternità.

CORSI CARATTERIZZANTI: Teologia sistematica

Problematiche ecclesiologiche: dal Seicento al Concilio Vaticano I (1870) (Seminario)

Problematiche ecclesiologiche: dal Seicento al Concilio Vaticano I (1870) (Seminario)

prof. Massimo MANCINI

Attraverso un percorso di tipo seminariale, che richiede un lavoro di ricerca da parte dello studente, la conoscenza dei principali temi teologici riguardanti l’ecclesiologia nei secoli XVII-XIX. Dal gallicanesimo al richerismo e al giansenismo; l’episcopalismo, il febronianesimo, i rapporti tra la Chiesa e lo Stato nelle diverse forme di giurisdizionalismo; ultramontanismo, Möhler, Rosmini, Newman, il Syllabus e il Concilio Vaticano I.

Extra Ecclesiam nulla salus: Chiesa e salvezza nelle fonti patristiche e medievali occidentali e orientali

Extra Ecclesiam nulla salus: Chiesa e salvezza nelle fonti patristiche e medievali occidentali e orientali

prof. Riccardo PANE

Tenendo come punto di riferimento il testo magisteriale “Dominus Iesus: circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa”, del 6 agosto 2000, il corso ripercorrerà alcune fonti patristiche e medievali, di area latina, bizantina e orientale, esaminando in chiave diacronica e sincronica come le diverse tradizioni cristiane abbiano concepito e affrontato il rapporto tra Chiesa e salvezza, tenendo conto che fino all’epoca moderna l’approccio al mistero della Chiesa è sempre stato eminentemente cristologico. Seguendo il filo rosso del tema proposto, lo studente potrà acquisire una conoscenza più approfondita del quadro complesso delle ecclesiologie sorte in seno alle diverse comunità cristiane antiche.

La teologia come scienza della grazia. Theoria ed episteme

La teologia come scienza della grazia. Theoria ed episteme

prof. Giuseppe BARZAGHI

La teologia cristiana è una disciplina dalla duplice caratteristica. Se sul versante del procedere argomentativo possiede uno statuto in qualche modo rigido, proprio dell’episteme, cioè della scienza, sul versante fondativo e vitale essa ha una dimensione contemplativa e teoretica. In questo modo, si pub dire che la teologia sia scienza della grazia, prendendo questo genitive sia nel senso soggettivo che in quello oggettivo dell’espressione. II principio fondativo, operative e oggettivo della considerazione teologica e appunto la grazia, cioè Dio che ci dispone alla considerazione di se stesso. La teologia come sacra doctrina differisce dalla teologia razionale proprio perché non considera Dio dal punto di vista del mondo, ma dallo stesso punto di vista di Dio, pur mantenendo l’esigenza concettuale della comprensione razionale di ciò che si crede teologalmente. “Deus per Deum cognoscitur”.

"Interculturazione e riflessione ecclesiologica, tra oriente e occidente". Ecclesiologia nel tempo del pluralismo religioso

prof. Claudio MONGE

L’importanza del dialogo come stile e strumento di un incontro aperto, rappresenta uno dei fili conduttori del ripensamento della missione della Chiesa, proprio in relazione all’incontro e alla conoscenza delle religioni. L’irrompere della teologia della storia, chiede di tenere presente anche la storicità delle forme dell’esistere e del pensare ecclesiale, esige di pensare la Chiesa come frutto di processi storici, nel più vasto orizzonte della storia della salvezza. Se la Chiesa realizza la sua sacramentalità storico salvifica annunciando e realizzando il regno di Dio nella storia, cosa significa per la comprensione della singolarità e relatività del ruolo ecclesiale a servizio del Regno, declinare la dimensione del dialogo ecumenico e interreligioso? Cosa significa che, pur essendo la Chiesa il segno voluto da Dio per significare che cosa ha compiuto e continua a compiere nel mondo la sua grazia in Cristo Gesù, questo non implica il fatto che la Chiesa stessa debba svolgere una attività di mediazione universale della grazia in favore di chi appartiene ad altre tradizioni religiose?

La divinizzazione dell'uomo e le virtù teologali

La divinizzazione dell'uomo e le virtù teologali

prof. Giorgio CARBONE

Voi siete dei (Gv 10,34): così Gesù replica ai suoi interlocutori che lo sospettano di blasfemia. In che senso dobbiamo intendere questa e altre affermazioni simili contenute nella rivelazione? La theosis di cui parla la teologia cristiana orientale può essere messa in relazione con le virtù teologali e i doni soprannaturali di Dio? Che rapporto c’è tra divinizzazione e visione antropologica (struttura binaria o ternaria dell’uomo)? Divinizzazione o umanizzazione: è un’alternativa inconciliabile? Cosa insegnano le teologie della prassi? Proporre la divinizzazione dell’uomo nelle società secolarizzate è una missione inutile e titanica? Significa idolatrare la persona umana? La divinizzazione può essere una categoria utile per organizzare in modo unitario il sapere teologico?

Dire Dio. Il linguaggio della mistica: un percorso storico-teologico

Dire Dio. Il linguaggio della mistica: un percorso storico-teologico

prof. Gianni Festa

Soggetto del corso è il linguaggio e il tipo di discorso con il quale un soggetto umano parla della propria esperienza estatica, esemplificato nei testi di alcuni scrittori e scrittrici spirituali dell’età medievale e moderna. Punto di partenza di un’esperienza che chiamiamo mistica è un evento, un moto per cui il soggetto umano oltrepassa sé stesso in direzione d’un oggetto situato oltre il limite dell’esperienza normale ed empirica, ed in secondo luogo una percezione intuitiva di questo soggetto situato al di là. Legato all’esperienza mistica appare subito il tentativo di verbalizzarne il contenuto in una agonica e originale tensione a riferire la presenza dell’Altro. Quest’esperienza attinge il suo oggetto come reale e indicibile, presente e inaccessibile, essenziale e sconosciuto. Spesso si parla dell’indicibilità, irripetibilità e inenarrabilità dell’evento mistico, per cui il silenzio sarebbe l’unica soluzione adeguata; e invece i mistici parlano, sono spesso costretti a parlare e a parlare moltissimo. Come allora comunicare il nodo dell’indicibile per mezzo di parole e proposizioni intelligibili? È ciò che il corso si propone di scoprire e illustrare in un viaggio che partendo dai mistici del monachesimo del XII secolo arriva fino alla formidabile esplosione della mistica barocca.