Descrizione

Sacra Scrittura IV – NT: Il Libro del Testimone. Cornice letteraria e poetica testimoniale del Quarto Vangelo. Contributi biblici per una teologia della Sacra Scrittura.

Obiettivi

Con i dovuti aggiornamenti, il corso ripropone in buona sostanza la tematica della tesi di Dottorato sostenuta nel febbraio 2000 presso la Pontificia Commissione Biblica – tuttora inedita – il cui intento è quello di elaborare la ricca concezione teologica della Scrittura soggiacente al Quarto Vangelo (= QV), un Vangelo eminentemente «testimoniale» (G. Segalla). In concreto, ci si propone uno studio letterario, esegetico e teologico di alcuni termini e testi chiave del QV. Sottoponendo la tradizionale – e comunque irrinunciabile – metodologia storico-critica al principio di integrazione, il corso privilegerà un indirizzo piuttosto narratologico, già da tempo ampiamente applicato al QV. Si tratterà quindi d’incrociare il livello metanarrativo e quello narrativo.

A livello metanarrativo, ci interesseranno i testi della cornice finale del QV:

  • Gv 19,35-37, con il Discepolo Amato testimone sotto la croce del compimento attestato dalle Scritture, che riaprono lo sguardo precedentemente accecato dall’incredulità, sempre nel segno del compimento (12,37-41);
  • Gv 20,30-31, con la testimonianza dei segni scritti «in questo libro», che suscitano la fede cristologica («perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio…»), e per «avere vita nel suo nome»;
  • Gv 21,24 con di nuovo il Discepolo Amato scrittore e testimone per sempre.

A livello narrativo, di speciale interesse sarà invece l’episodio tutto giovanneo del cartello della croce («Gesù il Naroraio, il re dei giudei»), fatto redigere da Pilato e contestato dai Giudei (19,19-22) – la più antica scrittura cristologica, per mano di un pagano!

Per esorcizzare lo spettro di una certa univoca e sterile applicazione dei metodi – per cui l’esegesi finisce talvolta per incagliarsi su secche positiviste, storicistiche o linguistiche che siano – ritrovandosi in affanno ermeneutico e teologico, mai pienamente restituito dai metodi isolatamente presi come dai pur vitalizzanti approcci di vario tipo (cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Roma, Città del Vaticano 1993), sarà invocata qui l’insostituibile mediazione della poetica – cioè della teoria relativa alle effettive condizioni generative dell’opera letteraria intesa quale eminente svelamento di verità, che nel genus proprium del QV si declina esplicitamente come poetica testimoniale della rivelazione (21,24).

Obiettivo finale del corso è comunque quello di offrire un esempio pertinente di come elaborare una teologia (biblica!) della Bibbia, cioè a partire da quanto la Bibbia stessa dice di sé. In merito la tradizione giovannea, del QV in particolare, offre un contributo di straordinaria portata.

Programma

Poiché appunto l’opera letteraria esiste solo in quanto rivive nell’atto di lettura che ne riattiva il senso, l’indagine sarà allora intesa inizialmente (I) a evidenziare la strategia (meta-)narrativa istituita dai tre testi (19,35-37; 20,30-31; 21,24) strettamente imparentati per comuni registri linguistici, formali, tematici, performativi – quali cornice letteraria ed editoriale, effetto della fine, commenti narrativi ecc. Entreranno qui in gioco molti concetti operativi raccoglibili sotto la vasta famiglia di commenti narrativi quali citazioni di compimento e semplici allusioni scritturistiche –, Präzisierungssätze, mise-en-abîme, intertestualità, ecc. – deputati a perfezionare la risposta del lettore. La prima parte costituirà una familiarizzazione preliminare al tema, e cioè un primo approccio d’insieme con l’applicazione preliminare ai nostri testi (19,35-37; 20,30-31; 21,24.25) della nozione di cornice dell’opera – una nozione di portata ermeneutica disattesa, ma perfino superiore a quella più nota di contesto. In concreto, si svilupperà la funzione e correlazione di prologo/epilogo, nonché la nozione di pseudofinale e finale doppia, distinguendo infine tra cornice letteraria vera e propria e cornice editoriale (21,25).

La seconda parte (Semantica e pragmatica della cornice letteraria giovannea) sarà dedicata invece a puntualizzare la forma e la funzione caratteristiche dei nostri testi, mostrandone l’intrinseca coerenza tanto a livello semantico – un campo tutto centrato sulla testimonianza e sulla scrittura –, quanto a livello pragmatico, in merito a cui si potrà evidenziarne l’energica e potente deissi – per cui la scrittura giovannea è davvero tutta una grande ostensione di Gesù, in quanto datore dello Spirito. Questa seconda tappa consisterà quindi in un’esplicitazione decisa della ricca polifunzionalità dei nostri testi, riconoscibili tutti come commenti narrativi dotati di intensa performatività testuale, tanto affettiva quanto cognitiva, capaci di compattare la storia di Gesù al proprio interno, come pure di restituirne al lettore adeguata comunicazione e perfino cifra sintetica (mise-en-abîme).

Alla terza parte della ricerca (Cornice nel macrocontesto giovanneo e intertestuale delle Scritture d’Israele) spetterà di decantare più a fondo i contenuti specifici mediati dalla cornice finale del QV ai propri lettori. Contestualizzando i nostri testi entro il corpo dell’intero Libro, come pure entro una plausibile intertestualità, verrà meglio focalizzandosi il proprium della scrittura giovannea occupandoci in progressiva approssimazione:

–      del Discepolo Amato testimone pasquale (19,35;21,24) in chiave di doppio letterario, assieme a Giovanni Battista (1,6ss.15ss.), testimone dell’incarnazione – i due supertestimoni preposti ai liminari e ai tornanti decisivi della storia di Gesù e del libro giovanneo;

–      dell’ultima duplice citazione di compimento scritturistico (19,36-37), introdotta a conferma del flusso di sangue ed acqua dal fianco di Gesù e della relativa testimonianza prestata dal Discepolo Amato sotto la croce, che riapre lo sguardo precedentemente accecato, a conclusione dei segni di Gesù da lui operati (12,37-41), ma rifiutati dall’incredulità;

–      del cartello della croce (19,16b-22), episodio narrativo particolarmente prezioso destinato a illuminare il rilievo della scrittura in genere e del QV in specie in relazione all’evento Cristo, proprio con tale profilo particolarmente interessante relativamente alla sua accertabilità storica;

–      della prima finale del Vangelo (20,30-31) depositaria del più originale proprium giovanneo relativamente all’idea e alla funzione di questo Libro cristologico-pneumatico, costituito da «questi segni scritti», destinato non solo alla trasmissione dei contenuti della fede (fides quae), bensì a una sua configurazione e agevolazione ottimale rispetto al prodursi della fede in atto (fides qua) tramite il primato della mediazione della parola sulla visione dei segni, implicato dal riferimento al «libro dei segni scritti» e dalla confezione dei segni di Gesù attraverso la parola, e dal loro travaso pneumatico nel libro.

Le tre tappe sopradescritte sono ricapitolabili rispettivamente come:

1. una familiarizzazione – ovvero primo approccio al tema.

2. una formalizzazione – ovvero una sua più calibrata messa a fuoco.

3. un approfondimento – ovvero ulteriore affondo contenutistico.

 

Questa scansione mira ad apprezzare la scrittura del QV in quanto animata dalla sua cornice finale in sintonia con il processo di una lettura sorvegliata nel registrare l’interazione cognitiva e affettiva sollecitata dal testo giovanneo, nella loro unità appunto poetica, in quanto capace appunto di saldarle entrambe in originaria appercezione.

Tirando le somme, raccoglieremo infine i guadagni esegetico-teologici ricavabili dalla cornice giovannea trattata secondo quest’ottica di poetica testimoniale. Saranno apprezzabili tanto sotto un riguardo più specificamente confinato all’esegesi e alla teologia giovannea, quanto sotto un profilo più complessivamente usufruibile in direzione di una teologia (biblica) della Scrittura, orientato cioè in chiave fondamentale e sistematica.

Docente

Roberto VIGNOLO

Bibliografia

Vignolo R., Personaggi del Quarto Vangelo. Figure della fede in San Giovanni, Glossa, Milano 1994 (22003 nella collana «Biblica 2»); Id., «Il Libro giovanneo e lo Spirito di verità. Poetica testimoniale e scrittura pneumatica del IV Vangelo», in Ricerche Storico-Bibliche (2000)1-2, 251-267; Id., «Scripturae secundum Scripturas. Valenza narrativa e riflessiva del Libro nella Torah e nei Profeti Anteriori. Per una fenomenologia del testo biblico tra poetica e teologia», in Ricerche Storico Bibliche (2001)XII/1-2, 27-83; Id., «Segni di gloria e sensi spirituali. Bellezza della rivelazione e accoglienza della fede nel quarto vangelo», in Parola Spirito e Vita (2001)44, 95-126; Id., «ll doppio letterario tra Giovanni Battista e Discepolo Amato. Un approccio narrativo al Quarto Vangelo», in Annali di Scienze Religiose (2004)IX, 137-159; Id., «Il Quarto Vangelo in due parole. In margine ai macarismi giovannei (Gv13,17; 20,29)», in Passoni Dell'Acqua A. (a cura di), Il vostro frutto rimanga (Gv 16,16 – sic!): miscellanea per il 70° compleanno di Giuseppe Ghiberti, EDB, Bologna 2005, 119-132; Id., «Il Padre mio lavora sempre!» (Gv 5,17). L’opera/le opere come tratto della missione cristologica nel vangelo di Giovanni, in Parola Spirito e Vita (2005)52, 117-148; Id., «La morte di Gesù nel Quarto Vangelo come compimento», in Ghiberti G. (et al.), Opera Giovannea (Logos 7), LDC, Leumann 2005, 273-292; Id., «La dottrina della testimonianza in Giovanni», in Angelini G. – Ubbiali S. (a cura di), La testimonianza cristiana e testimonianza di Gesù alla verità (Quodlibet 22) Glossa, Milano 2007, 171-206; Id., «Quando il libro diventa archivio – e quando decostruire glorifica. Il cartello della croce (Gv 19,16b-22) come vettore cristologico e scritturistico della testimonianza giovannea», in Rivista Biblica (2015)4, 465-512; Vignolo R. – Romanello S., «Sulla teologia della Bibbia», in Teologia XXX(2005), 257-282; Romanello S. – Vignolo R. (a cura di), Rivisitare il compimento. Le Scritture d’Israele e la loro normatività secondo il Nuovo Testamento. Atti del VI Seminario Biblico di Teologia del Libro. 22 marzo 2005 Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale (Biblica 3), Glossa, Milano 2006, IX-XXXI; Vignolo R. – Giangreco L., «La memoria nel Quarto Vangelo», in Parola Spirito e Vita (2007)56, 95-126; Marcheselli M., «Una testimonianza che perdura. Profilo e funzione di Giovanni nel Quarto Vangelo», in Crimella M. – Pagazzi G.C. – Romanello S. (a cura di), Extra ironiam a salus.  Studi in onore di Roberto Vignolo in occasione del suo LXX compleanno (Biblica 8), Glossa, Milano 2016, 605-633; Nicolaci M., «Il corpus giovanneo quale Scrittura del compimento messianico e la mise-en-abyme del “libro” sigillato e aperto nell’Apocalisse di Giovanni», in Crimella – Pagazzi – Romanello (a cura di), Extra ironiam a salus, 637-667.